Sign by Danasoft -

domenica 27 aprile 2008

La Leggenda del Piave



Il Pia
ve mormorava calmo e placido al passaggio
dei primi fanti il ventiquattro maggio;
l'esercito marciava per raggiunger la frontiera
per far contro il nemico una barriera!
Muti passaron quella notte i fanti,
tacere bisognava e andare avanti.
S'udiva intanto dalle amate sponde

sommesso e lieve il tripudiar de l'onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
il Piave mormorò: "Non passa lo straniero!"

Ma in una notte triste si parlò di tradimento***
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha visto venir giù, lasciare il tetto,

per l'onta consumata a Caporetto.
Profughi ovunque dai lontani monti,
venivano a gremir tutti i suoi ponti.
S'udiva allor dalle violate sponde
sommesso e triste il mormorio de l'onde.
Come un singhiozzo in quell'autunno nero
il Piave mormorò: "Ritorna lo straniero!"

E ritornò il nemico per l'orgoglio e per la fame volea sfogare tutte le sue brame,
vedeva il piano aprico di lassù: voleva ancora
sfamarsi e tripudiare come allora!

No, disse il Piave, no, dissero i fanti,
mai più il nemico faccia un passo avanti!
Si vide il Piave rigonfiar le sponde
e come i fanti combattevan l'onde.

Rosso del sangue del nemico altero,
il Piave comandò: "Indietro va', o straniero!"

Indietreggiò il nemico fino a Trieste fino a Trento
e la Vittoria sciolse l'ali al vento!
Fu sacro il patto antico, tra le schiere furon visti
risorgere Oberdan, Sauro e Battisti!
Infranse alfin l'italico valore
le forche e l'armi dell'Impiccatore!
Sicure l'Alpi, libere le sponde,

e tacque il Piave, si placaron l'onde.
Sul patrio suolo vinti i torvi Imperi,
la Pace non trovò né oppressi, né stranieri!

***La prima versione della canzone fa riferimento alla parola "tradimento" in quanto inizialmente, davanti alla pesantissima sconfitta di Caporetto, si pensò che alcune unità a difesa della valle di Plezzo avessero disertato. Solo dopo si scoprì che tali unità furono decimate dai bombardamenti di gas tossici nemici.
Di conseguenza la nuova versione della strofa recita:

venivano a gremir tutti i ponti."


"Ma in una notte trista si parlò di un fosco evento
e il Piave udiva l'ira e lo sgomento.
Ahi, quanta gente ha vista venir giù, lasciare il tetto;
poiché il nemico irruppe a Caporetto.

Profughi ovunque dai lontani monti,

mercoledì 23 aprile 2008

Dmitrij Ivanovič Mendeleev


Dmitrij Ivanovič Mendeleev è stato un chimico russo. Altre trascrizioni del nome sono Dmitri e Dimitri. Il cognome viene trascritto anche come Mendeleyeff. È accreditato come inventore della tavola periodica degli elementi. A differenza di altri contributori alla tavola, Mendeleev fornì un sistema di classificazione che riusciva a prevedere le caratteristiche di elementi non ancora scoperti.


Vita
Dmitri Mendeleev nacque in Siberia, Russia l'8 febbraio 1834, da Ivan Pavlovič Mendeleev(direttore del Ginnasio della città) e Maria Dmitrievna Mendeleeva (nata Kornilieva), donna intelligente ed energica, si occupava dell'educazione dei figli di cui Dmitrij era il diciassettesimo e ultimo. Suo nonno era Pavel Maksimovič Sokolov, un prete russo.
Nel 1834 il padre divenne cieco e fu costretto a lasciare il suo posto. Maria Dimitrievna dovette così assumersi la responsabilità anche economica della famiglia, accettando di gestire una piccola vetreria cedutale dal fratello. Il vetro in fusione, i bagliori notturni della fabbrica rimasero sempre impressi nella memoria di Dmitrij.
Ivan, insieme ai suoi fratelli, ottenne un nuovo nome per la propria famiglia, aderendo al seminario teologico di Tver'.[2] Mendeleev era il più giovane tra i 17 figli.[1] All'età di 13 anni, dopo la morte del padre e l'incendio della fattoria della madre, Mendeleev cominciò a frequentare il Ginnasio in Tobol'sk.
Nel 1849, la famiglia di Mendeleev, povera, si trasferì a San Pietroburgo, Russia, dove entrò al Grande Istituto Pedagogico nel 1850. Dopo la laurea, un malessere, che gli fu diagnosticato come tubercolosi lo costrinse a spostarsi in Crimea, sulla costa settentrionale del Mar Nero, nel 1855. Mentre era li, raggiunse il più alto grado tra il personale scientifico del ginnasio Simferopol №1. Ritornò in piena salute a San Pietroburgo nel 1857.
Nel 1869 Mendeleev iniziò a scrivere il suo libro, Principi di chimica. Il suo progetto prevedeva la sistematizzazione di tutte le informazioni dei 63 elementi chimici allora noti. Lo scienziato russo preparò 63 carte, una per ciascun elemento, sulle quali dettagliò le caratteristiche di ciascun elemento. Ordinando le carte, secondo il peso atomico crescente, si accorse che le proprietà chimiche degli elementi si ripetevano periodicamente. Sistemò i 63 elementi conosciuti nella sua tavola e lasciò tre spazi vuoti per gli elementi ancora sconosciuti.
Il grande scienziato russo non solo previde l'esistenza di altri elementi, ma ne descrisse anche le proprietà. L'importanza della tavola periodica e delle previsioni di Mendeleev furono riconosciute pochi anni dopo, in seguito alla scoperta degli elementi scandio, gallio e germanio, che andarono ad occupare alcuni posti lasciati vuoti nella tavola e possedevano le proprietà fisiche prevista dalla loro posizione in essa.



Preso da Wikipedia